Ettore Beraldini


Abbiamo dedicato questo spazio ad Ettore Beraldini, Artista pittore ed incisore del primo novecento. Noi di Artèvit, inconformità allo spirito del nostro Statuto, vogliamo ricordarlo per i suoi meriti artistici affinché la sua memoria diventi motivo “di vanto” per la Sua città adottiva: Verona.

"E' dolce ricordare chi ti ha dato molto affetto"
- Elsa M. Sancassani ricorda così lo “Zio Ettore”.

Ettore Beraldini nasce a Savigliano (CN) il 19/9/1887 da padre veronese e madre piacentina. Nel 1892 il padre, militare, ottiene il trasferimento e così tutta la famiglia si trasferisce a Verona.

Qui il giovane Ettore cresce e inizia gli studi, frequentando in età adolescenziale l'Accademia di Belle Arti Gian Bettino Cignaroli. In questo ambito il giovane artista ha l’occasione di combinare il suo talento naturale con gli insegnamenti del Maestro Alfredo Savini (1868-1924), la cui bravura nel campo dell’ Arte Verista era assai rinomata. La scuola per gli allievi del Maestro era “en plein air”, ovvero all’aperto, per favorire la relazione con la natura e con tutto ciò che di animato o inanimato può essere riprodotto, dando al dipinto un’immagine vera, emozionante, armonica nelle forme e nei colori.

Questo nuovo punto di osservazione è da  stimolo per la produzione artistica Beraldini, come anche per i compagni di Accademia Antonio Nardi, Guido Trentini e Alessandro Zenatello.

Ultimati gli studi, per Beraldini la pittura diventa un vero e proprio lavoro, che caratterizzerà tutta la sua vita. Si dedica all'insegnamento del disegno e della pittura sia in ambito scolastico sia con lezioni private. Tra i suoi allievi uno in modo particolare seguirà con successo la sua strada: si tratta di Orio Trevisan, il quale riceverà in dono dal Maestro e Professore Beraldini il torchio ed altri strumenti per praticare l'arte dell'incisione (1).

Nei momenti di svago e di vita comune, Beraldini suole frequentare con gli ex compagni di Accademia e con altri artisti - come il giovane Guido Farina e il maturo Pietro Paolo Baroni - il cittadino bar Lowenbrau sul “Liston de’ Verona”. Questi incontri conviviali rappresentano un momento molto felice e di fermento per il giovane e timido Beraldini: la vicinanza con gli amici, alcuni dei quali passeranno alla storia come il quartetto del “Gruppo Veronese”, è una ventata di entusiasmo per lui e per l’arte pittorica del primo ‘900 veronese.

Nel 1912, con Zamboni e Trentini, Beraldini si iscrive alla “X Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia”, alla quale partecipa con il dipinto “I Vecchi”: la Giuria approverà le loro domande di partecipazione mediante pubblicazione sulla G.U. del Regno d’Italia del 28/3/1912. (*altre esposizioni – (6)). L’Esposizione è l’antenata della Biennale di Venezia, che rappresenterà una delle più famose rassegne d’arte a livello europeo e mondiale.

La partecipazione all’Esposizione è un passo molto importante per il ventiquattrenne Beraldini; infatti questo appuntamento lo stimola a progettare e partecipare ad altre Mostre ed Esposizioni di grande attrattiva nazionale e internazionale a Venezia, Roma, Firenze e Torino, ma anche nelle città estere di Varsavia, Cracovia, Sofia, Budapest e Buenos Aires.

Fra gli appuntamenti espositivi non mancheranno i “contenitori” più illustri della città di Verona come Gran Guardia e Castelvecchio; negli anni dal 1918 al 1921 queste esposizioni si chiameranno “Mostre Pro-Assistenza Civica e del Dopoguerra” (2).

Si potrebbe pensare che un carattere timido ed introverso come quello di Beraldini non fosse capace di autoironia e di umorismo, ma è proprio grazie a queste sue doti che vieni invitato, nel 1915, a collaborare con il “Il Can De La Scala”, settimanale veronese di satira che “costa due soldi, ma vale di più”.
La sua accattivante capacità nel saper sdrammatizzare i problemi le la modestia lo resero ancora più caro alle persone con cui si relazionò, da Albano Vitturi all’amico fraterno Vittorio Raffaldi. Essi lo sostennero con grande stima nel cammino difficile di chi fa dell’arte lo scopo della vita.

Negli anni ’20 si sposa con Carla Buttaboni ma la coppia non ebbe figli; ecco quindi entrare nel suo mondo affettivo la cuginetta Elsa di sei anni la quale, data la notevole differenza d’età, lo chiamerà“Zio Ettore”. Elsa farà da modella in molte opere di Beraldini, sia in Acquaforte che ad olio, come testimoniano i quadri “Bambina in preghiera” del 1924, "Fanciulla con frutta" del 1933 e "Nudino con la zucca" del 1934 (si fa riferimento al XIII Anno Fascista ).



“Fanciulla con frutta” 1933 (XIII A.F.) olio su tavola cm. 65 x 70



“Elsa che legge” 1937 olio su tavola cm. 65 x 70

Di Beraldini sono apprezzati sia i dipinti ad olio che le sue opere grafiche “le Acqueforti", di cui egli è stato uno dei massimi esecutori a livello nazionale nel periodo del primo ‘900 insieme agli incisori Dante Broglio, Ettore Fagiuoli, Renato di Bosso (Renato Righetti).

In entrambe le tecniche egli ha saputo cogliere e riprodurre l’aspetto umano piuttosto che quello paesaggistico: ecco quindi gli innumerevoli ritratti dei membri della sua famiglia, come la madre Giulia e la Bambina Elsa, oppure bambini ripresi nei momenti di gioco o di preghiera.

Colori vivaci ma allo stesso tempo armonici e delicati, donano alle opere un senso sublime di tranquillità e pacatezza, tratti insiti nell’indole e nel carattere di Beraldini.

La sua delicatezza, si riscontra anche nell’incisione con il bulino, tecnica che l’artista praticava incidendo linee sottili e morbide su lastre di rame o di zinco il cui risultato era quello di rendere il disegno, impresso su carta, nitido e leggero.

La lastra incisa, prima di essere impressa con il torchio, veniva passata nell’acido dosato nella quantità e nei tempi di immersione. E’ qui che l’opera prendeva la sua caratteristica finale, passaggio fondamentale che fa dell’Acquaforte una tecnica assai difficile e di precisione.

La produzione da parte di Beraldini di Acqueforti negli anni ’20 è copiosa, le opere vengono dapprima impresse con il torchio nella casa di Corso Porta Nuova per poi trasferire il laboratorio, per questione di spazio, in Via Battisti (3).



“Elsa che legge” 1939 Acquaforte mm 337 x300



“Trastulli” 1927 Acquaforte mm 246 x 158



“Primavera” 1927 Acquaforte mm 245 x 156

Nelle Acqueforti, come nei quadri ad olio, vengono ritratte principalmente figure umane: il mondo fanciullesco è quello preferito da Ettore Beraldini. Scopriamo così uno spaccato di vita nella prima metà del ‘900 attraverso la rappresentazione di bambini colti nella loro quotidianità, seduti sul seggiolone intenti a giocare o a osservare il loro mondo.

La sua indagine si spinge anche verso il mondo degli adulti e degli ammalati, dove povertà e malattia si sposano in un sentimento di mestizia per i meno fortunati.

Il carattere riservato ma attento dell’Artista fa nascere opere di una sensibilità sorprendente.

Dal Gazzettino di Verona del dicembre 1936 si legge: "... preoccupato, più che altro, della psiche, divenne (in senso lodevole) il pittore dei bambini e degli psicopatici; il bambino dall'anima ingenua, sincera; il pazzo dall'anima sconvolta ma non finta " (4).

Beraldini, per descrivere in modo più veritiero queste realtà, frequenta abitualmente il Manicomio San Giacomo di Verona. L’osservazione degli ammalati la si troverà riprodotta sia nelle incisioni che nella pittura. Con il dipinto “Reparto Agitate” nel 1950 Beraldini vince il premio Recordati alla mostra intitolata “Arte della medicina”.

Nel 1949, alla 49^ mostra d'arte a Palazzo Gran Guardia a Verona, vince il "Premio per l'incisione e il disegno". Silvio Bertoldi gli dedicherà un articolo sul L'Arena del 24 luglio 1949, esaltandone la bravura e la grande modestia, doti che sicuramente solo i Grandi Artisti hanno. (5)

Studiando il pittore e l’incisore Beraldini emerge l’opera (consapevole o meno) di studio del suo tempo grazie alla quale è possibile oggi conoscere e approfondire lo sfondo sociale Veronese degli inizi del XXI secolo.

La prima metà del ‘900 ha visto un gran fermento di sperimentazioni artistiche, sostenute anche dal Regime Fascista fino ad incanalarle in manifestazioni organizzate dal partito stesso.

In seguito alla Seconda Guerra Mondiale Beraldini, come gli artisti del periodo vissuti a cavallo di due secoli sopravvissuti agli orrori della guerra, al dolore e alla miseria, saprà cogliere ed incidere in splendide acqueforti queste terribili visioni riuscendo però nello stesso tempo a ridare serenità grazie alle incisioni gioiose con bambini intenti ai loro giochi, nella loro ingenua spensieratezza.

Ettore Beraldini si spegnerà a Verona il 3 luglio 1965 dopo lunga e silenziosa malattia.

Grazie prof. Beraldini

Irene Centon per ©Artèvit 2013 ringrazia la Signora Elsa M. Sancassani per l’intervista concessa.


Bibliografia parziale:
(1) nota autobiografica Orio Trevisan.
(2) Dr. Bruno Meneghello, Gli “Annali della Società Belle Arti di Verona 1858 – 1921” ed. fuori commercio 1986 – Lions Club Verona Catullo.
(3) Nel 1988 gli è stata dedicata una pubblicazione a cura della Prof.ssa Anna Chiara Tommasi, edita dalla Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno "Ettore Beraldini: Opera Grafica (1925 – 1951)”.
(4) Trecca G., "Artisti veronesi: il pittore Ettore Beraldini", in Il Gazzettino, 3 dicembre 1936.
(5) Bertoldi S., "Chiusura alla Gran Guardia. Lusinghieri i risultati della 49^ mostra d'arte" in L'Arena del 24 luglio 1949.
(6) Il Novecento – Venezia, Regione del Veneto 2009.

Altri dati di riferimento:
- Biblioteca Civica, articoli su riviste d’arte dell’epoca e sul l’Arena
- Cassa di Risparmio VR-VI-BL "Ettore Beraldini: opera grafica" (1988)
- Banca Popolare "La Pittura a Verona dal primo Ottocento a metà Novecento, vol. I e II", edito nel 1986
- Museo di Castelvecchio "Mostra commemorativa di Ettore Beraldini", Verona, Museo di Castelvecchio, 19 aprile-11 maggio 1969.
- Banco Popolare di Verona e Novara “Il ritratto nel Veneto 1866-1945”, edito nel 2005

(*) elenco parziale delle esposizioni:
1912 - X Esposizione Internazionale d’arte della Città di Venezia con “I Vecchi”
1914 - XI Esposizione Internazionale d’arte della Città di Venezia “Sala D’Aspetto”
1920 - IV esposizione Nazionale della Federazione Artistica Lombarda Galleria Pesaro - Milano)
1920 - Quadriennale di Torino – viene premiato con “I Filosofi”
1920 - Premio Nazionale Fumagalli di Brera – vince con il quadro “Le Pazze”
1924 - XIV Esposizione Internazionale d’arte della Città di Venezia
1931 - Società Promotrice Belle Arti – Sindacato Regionale Fascista di Belle Arti, Torino
1933 - I Mostra del Sindacato nazionale fascista di Belle – Firenze
1934 - con le Acqueforti “I Bronzi di San Zeno” riceve il premio dalla Reale Accademia d’italia
1936 - II Quadriennale d’Arte Nazionale – Palazzo delle Esposizioni, Via Nazionale, Roma
1949 - Premio per l’incisione dall’ Ente per il Turismo alla Biennale Nazionale di Verona
1950 – Con il dipinto “Reparto Agitate” vince il premio Recordati alla mostra “Arte della Medicina”

Mostre Postume Personali e Collezioni retrospettive, elenco parziale:
1969 - Museo di Castelvecchio "Mostra commemorativa di Ettore Beraldini", Verona, Museo di Castelvecchio (dal 19/04 all’11/05 1969).
2006 - Arte Antica e contemporanea, Museo Civico di Bassano del Grappa (VI). Opere dalla Fondazione Cariverona e dalla Fondazione Domus. (Piazza Giuseppe Garibaldi, (7/12/2006 – 9/04/2007)
2008 - Allo specchio. Il Novecento, mostra promossa dal Comune di Ancona ed organizzata
dalla Fondazione Cariverona. Opere dalla Fondazione Cariverona e dalla Fondazione Domus per l’arte moderna e contemporanea. (Ancona, Mole Vancitelliana, Banchina da Chio, 19/12/2008 – 15/03/2009). Opera esposta: “Canzone del Piave”.

Pietro Paolo Baroni

Di questo pittore si sa poco, il luogo e la data di nascita risultano essere incerti, ma qualche informazione sicura si ricava dalle esposizioni alle quali ha partecipato ed attraverso la corrispondenza epistolare tenuta con l’amico Generale Vittorio Raffaldi (Sindaco e Podestà di Verona dal 1923 al 1928).



Pietro Paolo Baroni nasce a Torino nel 1871 e studia all’Accademia Cignaroli di Verona (ndr  Pubblicazione “SOLO DONNA - La figura femminile nella prima metà del Novecento in Piemonte”, pag. 36 – ©2011 Città di Bra - Fondazione Cassa di Risparmio di Bra)

Qui a Verona, grazie all’amico Raffaldi, incontra l’artista pittore Ettore Beraldini con il quale stringerà una forte e duratura amicizia.
Emigra in Sud America prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, alla ricerca di nuove esperienze artistiche, per poi tornare in Italia, a Roma dove, con l’aiuto dell’amico Raffaldi partecipa ad innumerevoli mostre ed esposizioni.

Dal 1929 Baroni vive nella Capitale, ma le tracce della sua attività pittorica pubblica si interrompono nel 1934. Il proseguimento del suo lavoro artistico tuttavia è documentato dalle tele più mature rimaste in possesso degli eredi di Raffaldi.
In questi ultimi dipinti emerge un nuovo equilibrio compositivo, evidenziato dal recupero delle forme e dello stile della classicità antica e dei suoi ideali di purezza e stabilità.
Di Pietro Paolo Baroni dopo il ritorno del Raffaldi da Roma a Verona, si incominciano a perdere le tracce. Lo scoppio della II Guerra Mondiale farà tacere per sempre il loro rapporto epistolare.



Nel 1895 partecipa alla mostra di pittura promossa dalla Società Promotrice delle Belle Arti di Genova – LIV Esposizione nella città di Torino.
Nel 1900 partecipa all’Esposizione Artistica di Verona, promossa dalla Società di Belle Arti.
Nel 1903 alla V Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia.
Nel 1929 è presente alla Prima Mostra del Sindacato Laziale Fascista degli Artisti presso il Palazzo delle Esposizioni a Roma.
Nel 1930 partecipa alla Seconda Mostra del Sindacato Laziale Fascista di Belle Arte presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Nel 1934 espone presso la Quarta Mostra del Sindacato Fascista Belle Arti del Lazio che si svolge ai Mercati Traianei.